Fin dal titolo, il cinema racconta se stesso. E non solo il cinema come settima arte, il cinema leggendario in bianco e nero a cavallo della guerra, con le sue star e con le sue scene d’amore che turbano la sensibilità provinciale del parroco. Ma anche il cinema come luogo fisico, come luogo di socializzazione al pari di chiesa e bar, che condividono la funzione di aggregazione sociale in specie nei piccoli centri di provincia, in specie nella prima metà del XX secolo. Un affresco appena abbozzato di questi luoghi e di questi tempi che il regista svilupperà successivamente con Baaria nel 2009.

Velatamente autobiografico, celebra la nostalgia dei quarant’anni trascorsi tra il film e la sua ambientazione, con la nostalgia dei trent’anni trascorsi dalla sua uscita alla sua riscoperta di oggi, quando torna alla ribalta con la celebrazione del suo mitico Oscar che lo ha consacrato dopo un’accoglienza iniziale a dir poco tiepida di critica e pubblico.

Un successo attuale perfettamente sovrapponibile a distanza di trent’anni, che riconferma il valore dell’intuizione creativa nel realizzare i due assi portanti del film: la prima parte, che vede il piccolo Totò come protagonista insuperabile ed ancor oggi di grande presa sul pubblico, perfettamente inserito nella ricostruzione sociale del dopoguerra attraverso la lente del cinema come catalizzatore sociale. Ed il rapporto Alfredo-Totò, che prosegue nell’adolescenza fino alla catarsi dello strappo con l’imposizione della partenza e dell’involo verso destini più elevati e gratificanti, verso il successo ma anche la realizzazione di una vocazione, di una capacità creativa.

 

dal 13/11/2020 al 26/11/2020

CastaldiFilm, 1988, 128’

Regia:  Giuseppe Tornatore

Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore

Interpreti: Philippe Noiret, Jacques Perrin, Salvatore Cascio, Alessia Cardella

Lingua: originale con sottotitoli in greco

Con un lungo flashback nel corso della notte in cui gli annunciano la morte del suo mentore, un noto regista di Roma rivive la sua giovinezza e adolescenza fino alla partenza per la capitale dove riuscirà ad affermarsi nel mondo del cinema.

In un paesino della Sicilia nell’immediato dopoguerra il piccolo Totò ha una grande passione per il cinema. E il Cinema Paradiso è la sua seconda casa, grazie anche all’amicizia con il proiezionista Alfredo che è riuscito a conquistare con una dura lotta. Dopo l’incendio del cinema, che lascia cieco Alfredo salvato da Totò, e la successiva ricostruzione, il ragazzo prenderà il suo posto.

Il Nuovo Cinema Paradiso non è più parrocchiale, gli anni passano, non c’è più la censura del Parroco che imponeva ad Alfredo il taglio delle scene “scabrose” con i baci proibiti, spezzoni di pellicola tanto ambiti da Totò ragazzino.

Anche lui cresce, e si innamora di Elena, conquistandone il cuore con la sua tenacia. Ma la ragazza si trasferisce a Palermo con la famiglia, mentre lui parte per il servizio di leva perdendola definitivamente.

Dopo il congedo, Alfredo lo convince ad andarsene per sempre a Roma dove ha trascorso la naia, ed a trovare la sua strada, nel cinema sì ma da protagonista, non da umile operatore. Tornerà in paese solo per i funerali di Alfredo, in tempo per assistere alla demolizione del cinema. E rientrare a Roma con gli spezzoni che Alfredo gli ha confezionato in una bobina da consegnargli dopo la sua morte.